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Bravo è bravo. Un ottimo pianista jazz. E quando suona in trio è davvero godibile. Ma quanto c’è di immagine paracula? Brad Mehldau, che suonerà alla serata conclusiva del Bergamo jazz festival a fine marzo, a volte mi fa dubitare. Perché sotto sotto sembra un Giovanni Allevi di New York, meno classico, meno provincialotto e più soffisticato e giovane: un americano con mascellone, muscolo in vista, molto para-cool.

Perché se fate una ricerca dei suoi brani o dei video su Youtube quello che ne esce è tutta una serie di cover in chiave jazzistica di brani rock e pop degli anni Novanta e Dieci. E ci sono alcuni video in cui l’evidenza è sconvolgente, tipo questo al Jazz in Vienne (Francia) in cui suona Teardrop dei Massive Attack. Paraculo.

Maglietta vintage dei Greatful Dead, tatuaggio sotto il bicipite scolpito e quelle mosse di Allevi, con la mano che ondeggia a farfalla per suonare cosa poi? Un brano molto minimale. Guardatelo all’inizio del video, quando congiunge le mani in segno di preghiera, e mette in mostra il braccione tatuato e si nota l’abbronzatura dall’avambraccio in giù. Non direste un camionista in spiaggia?

La lista di cover celebri è lunga: Smells like teen spirits dei Nirvana, Black Hole Sun dei Soundgarden, Bittersweet Symphony dei Verve, diversi brani dei Radiohead (Knives out, Paranoid Android, Everything in its right place, Exit music (for a film), Jigsaw falling into place). Magari lo fa per puro piacere e amore di questi artisti, ma di sicuro il suo nome avrà cominciato a girare di più quando ha eseguito rivisitazioni jazz di questi brani. Un buon marketing, forse non così pianificato come il marketing di Allevi.

Qualcuno potrà replicarmi: “Anche Stefano Bollani fa cover. Anche Stefano Bollani è paraculo”. No. Stefano Bollani fa cover ricercate e non paracule, Stefano Bollani è ironico, va a ricercarti i brani del dopoguerra per la raccolta “Abbassa la tua radio” (2000). Lui i contemporanei del pop gli sbeffeggia giocosamente e ride col pubblico.